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Cecilia Faragò visse nel Settecento presso il paese di Soveria Simeri, vicino a Catanzaro e fu l’ultima donna accusata di stregoneria nel regno delle due Sicilie. A 58 anni, vedova, fu trascinata in tribunale da due sacerdoti che volevano accaparrarsi l’eredità del marito defunto, con l’accusa di aver ucciso un prelato attraverso le sue opere di stregoneria. Grazie alla sua forza e alla determinazione del suo avvocato Giuseppe Raffaelli, allora ventenne, il processo si concluse con l’assoluzione e il risarcimento per ingiusta detenzione. La difesa era così ricca di prove inconfutabili (si può leggere l’intero documento in rete) che spinse l’allora ministro Tanucci a riferire la vicenda al re Ferdinando, che decise di abolire il reato di stregoneria nel Regno delle Due Sicilie e, subito dopo di lui, si allinearono anche altri paesi europei. Cecilia Faragò vinse ma è comunque morta da sola e senza possedimenti. Eppure la posso immaginare penando: “mi lassaru senza nenti ma jieu vincia” “mi hanno lasciato senza niente ma ho vinto io”. Lei non si è lasciata calpestare. Cecilia è una figura storica nella lotta per la giustizia, un promemoria di quanto fosse facile accusare le donne di stregoneria e approfittarne, derubarle, farle stare zitte .Ma lei non l’ha fatto, per questo grazie Cecilia.
Artwork e testo commare @magia.agreste
Stampato in Calabria su Carta Fedrigoni Symbol Freelife Matt 300 gr | certificata FSC
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21×30, 30×40, 50×70, 61×91, 70×100

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